postato da
web il 19.07.2017
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Cosa fare per il mal d’auto noto anche come chinetosi o cinetosi, che da fastidi abbastanza comuni in chi viaggia, sia negli adulti che nei bambini?
Ci spiega tutto il dr. Marco Temporin, Medico Nutrizionista Specialista in Igiene e Medicina Preventiva…
ASCOLTA I CONSIGLI DEL DR. TEMPORIN
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web il 13.07.2017
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L’ansia è una reazione di allarme e di paura, in risposta ad un evento, ad una situazione, ad un pensiero o ad una preoccupazione, che dovrebbe svolgere la funzione evolutiva di preparazione adeguata a possibili fenomeni pericolosi o sgradevoli. Tuttavia, per alcune persone e in determinate fasi della vita, il meccanismo si scompensa e l’ansia può diventare eccessiva e martellante, rendendo difficile la vita di chi ne soffre. I correlati psicofisiologici dell’ansia, che possono arrivare fino all’attacco di panico, rappresentano l’apoteosi della paura e della preparazione alla fuga o all’attacco: battito cardiaco accelerato, difficoltà respiratorie o dispnea, aumento o eccessivo abbassamento della tensione muscolare, tremito; fino ad arrivare a reazioni parossistiche quali i capogiri, il senso di abbagliamento, la confusione mentale, la paura di impazzire o di morire. L’ansia può esprimersi in collegamento a:
1) Una fobia specifica (ad esempio, paura degli insetti o degli uccelli; ma anche paura semplice di volare in aereo);
2) Una agorafobia e/o claustrofobia (paura degli spazi aperti o degli spazi chiusi, ma anche di camminare da soli per strada, di stare da soli in casa o di andare in autostrada);
3) Un eccesso di controlli (chiudere il gas, avrò chiuso la macchina?, ho preso le chiavi di casa?, ho perso il telefonino?), per la preoccupazione di non aver eliminato tutti i pericoli possibili o di non avere con sé tutto il necessario;
4) Un terrore degli eventi possibili (e se succedesse questo? E quest’altro? E quest’altro ancora? E se mi ammalo? E se mi viene un infarto? E se succede qualcosa di male ai miei figli?);
5) Una paura del giudizio sociale e/o lavorativo, con eccesso di preoccupazione allarmata e/o di imbarazzo (Cosa penseranno di me? Mi vergogno; Sono inadeguato; Mi scarteranno);
6) Una paura dell’inadeguatezza corporea (Sono troppo grasso, troppo magro, ho il seno troppo piccolo, ho i fianchi troppo larghi, i miei genitali non sono adeguati, sono troppo inadeguato fisicamente e per questo non sono amabile);
6) Una paura di un dover rivivere un evento terribile (potrei di nuovo essere rapinato; potrei di nuovo assistere ad una scena di violenza; potrebbe succedere ancora quello che mi ha scioccato una volta).
7) Una paura del fallimento romantico, che si esprime anche attraverso la cosiddetta ansia amorosa con ossessione amorosa.
Per tutte queste situazioni, la psicoterapia cognitivo-comportamentale ha strutturato una serie di manovre terapeutiche che mirano ad insegnare al paziente a riconoscere le emozioni, a modificare in positivo il suo dialogo interno con sé stesso, ad affrontare gradualmente e in condizioni protette le situazioni temute e a modificare i suoi pensieri allarmanti, senza “cambiare” la sua identità.
Nel prossimo post forniremo alcuni “suggerimenti contro l’ansia”.
Tre libri per saperne di più: 1. Aquilar F., Del Castello E., a cura di, Psicoterapia delle fobie e del panico, Franco Angeli; 2. Aquilar F., a cura di, Parlare per capirsi, Franco Angeli; 3. Leahy R.L., Sette mosse per liberarsi dall’ansia, Cortina.
A cura del Dott. Francesco Aquilar, psicologo e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale a Napoli, docente di psicoterapia cognitiva a Roma (Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale e Intervento Psicosociale CRP)
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web il 10.07.2017
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A cura di Adele Sparavigna
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L’ansia è una reazione di allarme, di preoccupazione e soprattutto di paura, il cui oggetto non è sempre chiaro nemmeno alla persona stessa che la sperimenta. E’ costituita da uno stato di incertezza rispetto a qualcosa di più o meno vagamente terribile e terrorizzante, che potrebbe accadere. Comporta una preoccupazione allarmata semipermanente, che in alcuni casi dura per quasi tutto il tempo di cui la persona dispone. Quando l’oggetto dell’ansia è chiaro, generalmente si denomina come fobia: di camminare da soli per strada, dell’autostrada e delle tangenziali, dei luoghi chiusi come l’ascensore, dello sporco, della contaminazione, delle malattie, di viaggiare in aereo, e così via. Oppure fobie degli esami, paura eccessiva dell’esposizione in pubblico, terrore del giudizio. Quando invece l’oggetto dell’ansia non è evidente, lo stato di incertezza allarmata prende il sopravvento senza che la persona possa mettere in atto nemmeno le strategie di evitamento che in genere chi soffre di fobie predilige: evito di uscire di casa da solo, evito l’ascensore e salgo a piedi, evito i luoghi affollati, disinfetto l’ambiente in cui mi trovo, non mi presento agli esami, e in questo modo ho la sensazione di mettermi in salvo, ma al caro prezzo di diminuire enormemente la mia libertà e il mio sviluppo personale. Spesso l’ansia è collegata ad emozioni che la persona non riesce a riconoscere, né ad esprimere adeguatamente, né a modulare. Queste emozioni possono riguardare problemi della vita attuale (o talvolta passata, come episodi traumatici non elaborati) della persona, rispetto ai quali l’individuo ansioso non sente di avere le strategie di fronteggiamento necessarie, e si percepisce come in una prigione dalla quale non sa, non può e talvolta addirittura non vuole uscire, perché l’ignoto può apparirgli addirittura più spaventoso della sua situazione attuale. Quando l’ansia è troppo forte e quando sono presenti delle fobie o dei veri e propri attacchi di panico può essere utile fronteggiarli facendosi aiutare dallo psicoterapeuta e dallo psichiatra, perché in genere non è questione di volontà o di eccesso di stress e non bisogna pensare di essere inadeguati se si ricorre all’aiuto degli specialisti: non ci si deve vergognare per questo. Infatti, oltre le caratteristiche psicobiologiche di ognuno di noi, che sono innate, possono essere stati sperimentati nella vita delle persone ansiose numerosi episodi dolorosi e traumatici che possono aver “starato” il sistema di paura e di allarme che la natura ha posto dentro di noi per consentirci di affrontare meglio le situazioni difficili ed impreviste che possono accadere. L’ansia di per sé è una buona caratteristica che serve a noi umani per affrontare meglio il futuro. Ma quando diventa troppa non dobbiamo aver paura di chiedere aiuto per comprenderla e ridimensionarla, perché possiamo risolverla. Torneremo su questo tema, con alcuni “suggerimenti ansiolitici” di psicoterapia cognitivo-comportamentale in pratica nel prossimo post.
A cura del Dott. Francesco Aquilar, psicologo e psicoterapeuta cognitivo-comportamentale a Napoli, docente di psicoterapia cognitiva a Roma. L’ultimo suo libro è “Condividere i ricordi. Psicoterapia cognitiva e funzioni della memoria” (con Maria Pia Pugliese), Edizioni FrancoAngeli.